Una cosa che adoro di questo millennio è l’abbondanza di dati: nella storia l’uomo ha sempre cercato di tramandare ai posteri la propria vita e io credo che i dati raccolti e archiviati dall’umanità nel secolo scorso siano in valore di molte volte superiori a ogni calendario Maya o testo sacro. Trovo fantastica la sensazione che si prova guardando un pezzo comico di Valter Chiari di 50 anni fa e immedesimandomi nei miei genitori per esempio, che hanno assistito alle stesse scene. Certo gli usi e costumi sono cambiati, la comicità, la musica e l’arte in genere non possono avere le stesse rappresentazioni del passato perchè non rifletterebbero la realtà.
Proprio pensando a questo mi sono trovato qualche giorno fà a riflettere su una canzone di quel periodo: “Il ballo del Mattone” di Rita Pavone (1963). Chiunque può essere certo di conoscere questo grande successo del passato, se gliene intoni il ritornello. Qui sotto la canzone, fondamentale ascoltarla prima di continuare a leggere l’articolo.
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Non c’è che dire, un capolavoro, il cui successo popolare è giustificato dallo stesso movente di tutte le canzoni moderne: l’amore. Questa è una canzone d’amore e lo si capisce prima dal testo e poi dalla musica. Dal testo ovviamente si capisce che seppur Rita si diverta a ballare con altri ragazzi, ci sia solo un uomo nel suo cuore, con cui lei balla il ballo del mattone. Inoltre la musica, che inizia come un classico twist, ha un cambiamento di ritmo e tonalità proprio quando Rita spiega come si balla il ballo del mattone: “…lentamente, guancia a guancia, io ti dico che ti amo, tu mi dici che son bella, dondolando, dondolando sulla setssa mattonella”. Questo pezzo è quello che mi ha fulminato dopo un’attenta riflessione che voglio condividere: musicalmente è facile notare come dal movimento e allegria del twist si passi a tonalità più romantiche e morbide, come quelle di un lento. Ma è nel testo che bisogna ricercare il vero significato: la mattonella, secondo me è un materasso, che del mattone può avere la forma. E cosa fanno i due innamorati su quel mattone, lentamente, guancia a guancia, mentre si dicono che si amano? L’amore.
Una metafora fantastica, accompagnata musicalmente e trasmessa senza un filo di volgarità. Ecco cosa ascoltavano i nostri genitori quando avevano la nostra età, forse anche dieci anni di meno. I tempi sono cambiati, oggi una canzone del genere non avrebbe senso musicalmente e nemmeno verbalmente: non è più obbligatorio nascondere temi emotivi o sessuali dietro ad analogie così raffinate. Tutto molto più semplice e diretto, i messaggi verbali e musicali sono diventati usa e getta, come i prodotti che consumiamo. Oggi si può comunicare lo stesso episodio con quest’altra canzone. Godetevela.