Ferro da stiro, mon amour…

Mio amato ferro da stiro, è da 4 mesi che ci conosciamo e il nostro rapporto è intenso e caloroso tanto quanto la tua piastra in acciaio Inox. Sei un compagno di molte sere in cui, poichè non ho proprio niente da fare, ti accendo e passiamo insieme momenti fantastici mentre lisci le pieghe dei miei vestiti… Devo dire che era da molto che non avevo un rapporto così intenso e infatti, parafrasando la fantastica canzone di Marco Ferradini

…chi è troppo amato amore non dà…

io te lo devo proprio dire: quando le camicie hanno iniziato a invadere il nostro tempo insieme, è cominciata una caduta libera dell’affetto che provavo per te. Un’inesorabile odio verso te è venuto a galla, tu che sei strumento dal contenuto tecnologico elevatissimo, baluardo di una rivoluzione industriale da cui sono passati oltre cento anni.

So che queste parole potranno ferire i tuoi circuiti ma anche io ho una dignità e non voglio più essere succube di questa relazione: certo avremo ancora momenti per incontrarci, tra una una maglietta e un asciugamano, e perchè no anche per delle lenzuola, ma non sarà mai come prima. Non voglio che tu soffra, non permetterei mai che tu arrugginissi all’ombra di un cassetto umido, ma non posso continuare così. Mi hai dato momenti di grande soddisfazione in passato, delle soddisfazioni che solo i fornelli possono dire di aver provocato (ebben sì ti ho tradito molte volte) ma è giunto il momento che io lasci spazio a chi ti sa capire, a chi ti può dare quello di cui hai bisogno: una mano ferma e una passata precisa, tanta acqua osmotizzata per la tua salute e un posto in primo piano come io non ho mai saputo darti…

C’è chi ti usa per fare un mestiere, chi ha le capacità e l’ambizione di volerti utilizzare 6-8 ore al giorno e sentirsi appagato da ciò e io devo portare rispetto per questo. Devo riconoscere che esiste una tecnica, che in fondo stirare è come suonare uno strumento e io proprio non riesco a sentire l’energia necessaria ad esprimere le tue capacità.

Con affetto,


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